domenica 26 aprile 2015

Il Re di Picche e La Regina di Cuori - Intervista ad Angelica Cremascoli

Non c'è una legge scritta, una regola, nessuno ti impone di fare una determinata cosa quando si parla di libri, ma per convenzione o forse più per abitudine, un'intervista arriva sempre dopo la lettura e la recensione di un romanzo, forse anche perché è più semplice trovare spunti di riflessione, riagganciarsi a temi particolari, trovare cose interessanti da chiedere se si ha già un'idea di quello che un romanzo nasconde dietro la sua bella copertina.
Oggi, però, ho deciso di procedere al contrario. Si sa, non sono amante degli schemi e delle regole, se posso infrangerle allora lo faccio più che volentieri e in questo caso è ancora più divertente andare controcorrente perché quella che leggerete tra poco è un'intervista fatta ad una scrittrice esordiente, fresca fresca di laurea, che ha all'attivo la pubblicazione di ben due romanzi, ma che di certo ha in serbo per noi moltissime altre sorprese.
Non aggiungo altro, se lo facessi non ci sarebbe alcuna voglia di andare avanti nella lettura, perciò ecco a voi l'intervista ad Angelica Cremascoli, mente, cuore e penna che sta dietro a “Il Re di Picche e la Regina di Cuori”.

Les Fleurs du Mal: Carissima Angelica, per prima cosa grazie per queste intervista. Sai vero che vorrò sapere tutto e intendo proprio tutto sul tuo romanzo? Sei pronta ad affrontare le conseguenze? Spero proprio di sì, perché parto subito con la prima domanda, quella meno “compromettente” (almeno spero!). Com'è nata la tua passione per la scrittura?
Angelica: Ma grazie a te! Sono prontissima, credo. Non ho il dono della sintesi, quindi quel “tutto” è a tuo rischio e pericolo, sappilo. Com’è nata la mia passione per la scrittura? Be’, insieme alla convinzione che al mondo non ci potesse essere niente di più bello dei libri. Da piccola, scorrevo occhi e dita sui nomi, titoli e copertine, accovacciata di fronte a uno scaffale o in punta di piedi per guadagnare, insieme all’altezza, il diritto di raggiungere anche i volumi al di là della mia portata. E, ogni tanto, mi pareva di scorgere il mio di nome, come una sorta di predestinazione, di sussurro dal futuro. Crescendo, questa fantasia è diventata talmente prepotente da dover essere assecondata ad ogni costo, con ogni mezzo. O meglio, è diventata una creatura viva, accoccolata nei miei pensieri, nei miei progetti, nelle mie azioni, che è cresciuta con me, nutrita dalle storie che ho letto e sostenuta, nei suoi primi passi, dal sogno di tuffarsi nel fiume di parole, d’immagini e di poesia che scorre fra le vite, unendole e, a volte, cambiandole, attraverso una dolce forza impressa su carta e incaricata di viaggiare nel mondo, ad ali spiegate, libera e indomabile. Per anni ho preso, preso e preso, con frenetica avidità e fame spasmodica. Poi, coi miei modesti mezzi, munita di volontà, tenacia e risolutezza, ho finalmente deciso di cominciare a restituire. E la scrittura si è trasformata nel senso del mio esistere, nella missione e nello scopo che definiscono chi sono e chi non sono, regalandomi un’identità.

LFdM: So che ti sei laureata da poco con una tesi di laurea riguardante le fanfiction e la gemmazione delle storie (ovviamente non posso assolutamente rivelare la mia fonte, diciamo che è stato un uccellino!). Quando è maturata in te la voglia di unire la passione per la scrittura al tuo percorso di studi e quanto scrivere questa tesi ti ha stimolato?
A: L’uccellino in questione è decisamente ben informato! Tecnicamente, l’idea di utilizzare la mia esperienza del settore Fanfiction per spiegare e studiare il fenomeno con occhio più oggettivo e professionale è sorta durante un corso, quello di Antropologia dei Nuovi Media, che richiedeva, come materiale d’esame, un’etnografia, ovvero una ricerca antropologica riguardante una pratica mediatica a scelta. Ho colto l’occasione, pensando e sperando di unire l’utile al dilettevole, e da lì sono uscite le prime sette pagine della mia tesi di laurea. Quando si è trattato di dover scegliere un relatore e un tema, mi sembrava un peccato non approfittare dell’occasione per approfondire l’argomento ed espandere l’etnografia. Per fortuna, il progetto è piaciuto ed è stato ben supportato. Quanto mi ha stimolato? È stata la tesi dei sogni. Poter parlare a ruota libera dell’istinto che ci spinge a raccontare storie, delle declinazioni che quest’abitudine, questa strategia di sopravvivenza, assume negli anni del Web 2.0, di Facebook, di EFP, delle persone che stanno dietro a un nickname, con la tastiera inforcata e la voglia contagiosa di coinvolgere altre menti e altri cuori nelle loro fantasie, è stato meraviglioso. In ogni parola, in ogni riga, ho potuto mettere me stessa; menzionando Tolkien e Gottschall, ho potuto rendere un tributo personale, traboccante di gratitudine, al mondo in cui sono cresciuta. Non sarei riuscita ad immaginare niente di meglio, e veder concretizzarsi la sintesi di una vita attraverso le letture e le idee che l’hanno influenzata, nonché plasmata, è stato davvero toccante.

LFdM: Quali sono i libri che più ti hanno emozionato e che non finiresti mai di leggere? Magari perfino quelli che ti hanno ispirato a diventare scrittrice, perché no!
A: Ok, niente panico. Questa è una domanda ostica ma posso farcela. Mi sembra doveroso iniziare l’elenco dal primo libro che io abbia mai sentito mio, che mi ha commosso, emozionato, introdotto alle meraviglie della lettura con semplicità e delicatezza, ovvero "La casa delle bambole non si tocca" di Beatrice Masini. Posso affermare con assoluta certezza che l’avventura è cominciata proprio da lì, passando per "Il Signore degli Anelli" di Tolkien e per "Cime Tempestose" di Emily Bronte. Poi, si sono susseguiti, l’uno dopo l’altro, i libri che porterò sempre nel cuore: "I Miserabili" di Hugo; "Il Conte di Montecristo" di Dumas padre; "Sono come il fiume che scorre", "Veronika decide di morire", "Undici minuti"," L’alchimista" e "Aleph" di Coelho; "La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo" di Audrey Niffenegger; "L’insostenibile leggerezza dell’essere" di Milan Kundera; "L’amore ai tempi del colera" e "Cent’anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez; "Il re e il suo giullare" di Margaret George; "Via col vento" di Margaret Mitchell; il "Ciclo di Avalon" di Marion Zimmer Bradley e il "Ciclo Tudor" di Philippa Gregory; "Il male assoluto" di Pietro Citati, fino ad arrivare al meraviglioso ed impareggiabile "Così parlò Zarathustra" di Nietzsche.

LFdM: E quali, invece, quelli letti recentemente che vorresti consigliare?
A: "Il morbo di Haggard" di Patrick McGrath e "La rilegatrice di libri proibiti" di Belinda Starling

LFdM: Parliamo ora del tuo romanzo. Come ho già detto non ho ancora recensito la tua storia, volevo dare a te l'opportunità di raccontarla a chi segue questo spazio dedicato ai libri, quindi: qual è stata la genesi, l'input che ha dato il via alla stesura de "Il Re di Picche e la Regina di Cuori"?
A: La storia originaria era un tantino diversa e ha visto la luce su EFP, uno dei più grandi siti di Fanfiction italiani. Ispirandomi a personaggi, ad ambienti e a fandom di cui sono appassionata, ho continuato a pubblicare capitolo per capitolo per un paio di anni, fino a che la mole del lavoro, i suoi risvolti e gli incoraggiamenti ricevuti dalle persone che, nel frattempo, ho avuto l’onore e il piacere d’incontrare, non mi hanno persuasa a editare il tutto perché potesse apparire come un vero e proprio romanzo. È stato un esperimento andato a buon fine, ecco. Per quanto, invece, riguarda la trama, lo scopo iniziale era quello di creare un romance frizzante e leggero, che potesse coinvolgere senza pretese e che potesse scorrere sotto gli occhi senza intoppi. Poi, seguendo l’indole mia e dei personaggi che stavo delineando, mi sono inconsciamente ritrovata ad affrontare qualcosa di più profondo, che mirava a coinvolgere soprattutto la mente e l’anima, usando il corpo come pretesto. 

LFdM: Se dovessi descrivere il tuo libro in una manciata di parole, quali sceglieresti per stuzzicare l'interesse dei lettori?
A: Ironico, passionale, imprevedibile e, spero, coinvolgente. 

LFdM: Il romanzo è ambientato a Los Angeles, come mai hai scelto proprio la Città degli Angeli come sfondo? È stata una scelta casuale o dettata da qualche legame particolare con il luogo?
A.: È stata una scelta dettata dalle categorie sociali di cui ho deciso di occuparmi. Raccontando le avventure di cantanti, ballerini e, in generale, artisti americani di una certa fama, non potevo non prendere come punto di riferimento, per quanto riguarda lo scenario principale, la città che raccoglie i sogni di gloria appartenenti agli assetati di celebrità, la capitale dello sfarzo e del lusso, coi suoi pregi e i suoi difetti. Il legame è inizialmente questo, dettato dalla coerenza con professione e ambizione dei protagonisti, poi si trasforma in qualcosa di sentimentale, di meno concreto ma più coinvolgente e umano, in relazione all’evoluzione personale di Engie e del suo rapporto con Kay.

LFdM: Hai fatto delle ricerche particolari per rendere più veritiera la narrazione dal punto di vista del paesaggio, dei luoghi e della città in sé o ti sei lasciata guidare dall'istinto, dall'ispirazione?
A.: Assolutamente sì, la ricerca è fondamentale se si desidera offrire al lettore un minimo di verosimiglianza. Non che la realtà debba essere vincolante e tumulare, per forza, istinto e ispirazione, ma esserle fedeli dà una marcia in più alla storia in termini di accuratezza, di valore e di verità. Inoltre, è un aiuto anche per la fantasia dell’autore stesso, che sa dove e come muoversi per ottenere risultati migliori.

LFdM: Amicizia, amore, orgoglio sono tutte tematiche presenti nel tuo romanzo: quanto queste sono direttamente legate alla tua personalità? C'è qualcosa di te nei protagonisti della storia o è tutto inventato?
A.: Ok, auto psicanalisi tra tre, due, uno… diciamo che, per me, amicizia, amore e orgoglio rappresentano una santa e dannata Trinità. L’orgoglio, se assunto e distribuito in dosi eccessive, finisce irrimediabilmente per crepare e minare amicizia e amore, inducendo a scegliere cosa sia più importante tra una vittoria costante e una vita completa, ricca, sebbene scandita da qualche piacevole sconfitta. Nei protagonisti della storia c’è questo costante dilemma e il loro modo di affrontarlo, le scelte che compiono o che non compiono, rispecchia indubbiamente qualcosa di me. So di essere orgogliosa, di temere l’amore, di dare un valore inestimabile e impareggiabile all’amicizia, e so di aver attribuito loro un pizzico di tutto questo, oltre all’arduo compito di trovare la via per l’equilibrio e la felicità.

LFdM: Parliamo ora del risvolto più “scottante” che la lettura del tuo romanzo riserva ai lettori. La storia presenta molte scene piccanti, è stato difficile descrivere questi momenti o tutto si è svolto in maniera così naturale che la timidezza e l'imbarazzo non hanno avuto neppure il sopravvento?
A.: Non ci può essere spazio per timidezza e imbarazzo quando ti poni lo scopo di trasmettere determinate sensazioni al lettore, specie se queste devono travolgere, sconvolgere, emozionare, eccitare. Ti devi mettere al suo servizio, cercando di costruire, per lui, la miglior esperienza immaginativa possibile e, per te, un campo di libera sperimentazione, in cui osare, eccedere se è il caso, proporre, il tutto nel massimo rispetto della storia e dei personaggi. La parte difficile è rileggere e realizzare che sono state le proprie dita a creare quello che, magari, ti fa arrossire. Ma ciò è parte del divertimento! L’importante è riuscire a raccontarlo con finezza ed eleganza adeguate, senza rasentare la volgarità e dando un senso alla scena. Se quest’ultimo dovesse mancare, allora scriverla non è indispensabile.

LFdM: Engie, Derek e Brenda sono i tre personaggi principali del romanzo. Ognuno di loro è perfettamente caratterizzato in ogni suo punto, non solo a livello psicologico, ma anche fisico tanto che è semplice immaginarli mentre parlano, si confidano, mentre amano, litigano o fanno qualsiasi altra cosa. Qual è il percorso di creazione di un personaggio, come ti approcci a lui quando gli dai vita?
A.: Lo guardo, semplicemente. È come se apparecchiassi la tavola e mi sedessi ad aspettare, con la porta spalancata, chiunque voglia arrivare a farmi compagnia e a stimolare la mia fantasia. Sono in attesa di vedere un volto, di sentire una risata, d’instaurare un’amicizia e di conoscere le parole con cui, poi, dovrò andare a raccontare tutto questo. È un approccio a volte paziente, a volte irruente, ma sempre “visivo”. La mente stringe e spalanca gli occhi, mette a fuoco un dettaglio o il complesso di dettagli, infine agisce da palcoscenico e assiste al suo stesso spettacolo. Io non devo che descriverlo.

LFdM: C'è un personaggio al quale sei maggiormente legata? Perché?  
A.: Indubbiamente a Brownie. La vedo come una sorta di proiezione antitetica ma complementare di Engie, un po’come se fosse il suo riflesso, distorto da una superficie più lucida e regolare, e ne sono affezionata perché, nonostante questo legame quasi simbiotico e genetico con la protagonista, l’ho incaricata di alleggerire i toni, di portare un sferzata costante d’ironia, eccentricità e surrealismo all’interno della storia, d’indossare parrucche e scarpe esilaranti per attraversare con brio la strada impervia che ho tracciato, quasi sadicamente, per tutti i miei personaggi. E lei riesce ad essere all’altezza della situazione, assolvendo al compito nel migliore dei modi, a mio parere. Oltre che ad imporsi in maniera prepotente sul destino, a volte sbeffeggiandolo e altre persino sostituendolo.

13. Hai pubblicato il tuo romanzo con la casa editrice Triskell. Raccontaci un po' che tipo di esperienza è stata. Cos'hai provato quando ti è stata data la possibilità di intraprendere questo percorso aiutata da una CE?
A.: È stata un’esperienza entusiasmante e molto stimolante, che mi ha incoraggiato a migliorare, a perfezionarmi e a mettere più razionalità in qualcosa che è sempre e solo stata dominata dall’istinto. Sicuramente, nel proprio piccolo, essere affiancati da un editor che investe tempo ed energie per rendere un lavoro ottimale, nonché pubblicabile, fa sentire importanti. Ma, nel contempo, ti ricorda quanto lavoro ci sia ancora da fare. È una lezione d’umiltà fondamentale, così come di fiducia e d’autostima. Bisogna apprendere il possibile dai consigli, dalle correzioni, dai suggerimenti e tenere a mente che migliore è la sinergia con la propria CE migliore sarà il risultato finale.

LFdM: Oggi è molto diffusa l'autopubblicazione, un metodo alternativo e in alcuni casi davvero efficace di produzione e promozione del proprio libro. Tu hai mai pensato di autopubblicare il tuo romanzo o ti sei sempre e solo rivolta a case editrici per la valutazione della tua opera?
A.: Trovo che l’autopubblicazione sia uno strumento dal valore incalcolabile per chi esordisce nel mondo editoriale e non ha, nell’immediato, la fortuna d’imbattersi in una buona e onesta casa editrice. È una via alternativa che permette, comunque, di diffondere il proprio lavoro, senza condannarlo alla polvere e all’oblio di un cassetto chiuso. All’inizio, quando ho inviato il mio manoscritto alle prime CE di cui trovavo gli indirizzi sul web, c’era anche quest’intenzione, o questo piano di riserva, che dir si voglia. Se non fosse andata a buon fine la ricerca, avrei sicuramente autopubblicato.

LFdM: Pubblicare è sempre stato un tuo sogno, oppure hai avuto degli incoraggiamenti esterni che ti hanno aiutato a compiere questo grande passo?
A.: Nel caso specifico de "Il Re di Picche e la Regina di Cuori" si sono rivelati preziosi e inestimabili gli incoraggiamenti delle lettrici che mi seguivano su EFP e con cui sono riuscita ad instaurare splendide amicizie. È stata la loro stima, il loro affetto, il loro entusiasmo a spingermi a sognare un po’ più in grande e a indurmi a intraprendere questa strada. Quindi, sì, posso assolutamente dire che i mie passi sono stati guidati e sostenuti da solidi incoraggiamenti. Per quanto invece riguarda la pubblicazione in generale, ammetto che è un sogno che mi trascino dietro dall’infanzia e verso cui non ho mai smesso di correre. 

LFdM: Fino a poco tempo fa, "Il Re di Picche e la Regina di Cuori" volume 1 e 2 erano disponibili solo in formato digitale oggi, però, è possibile acquistare una copia speciale con entrambi i volumi su Amazon in versione cartacea. È elettrizzante sapere che esiste la copia fisica del romanzo? Io personalmente sono molto legata al libro più che all'ebook, per te è lo stesso?
A.: Per una questione culturale, nonché di abitudine, avere tra le mani la copia fisica di un romanzo amplifica ogni sensazione ed emozione, rende tutto più reale, più concreto, quasi più legittimo. È una verità che elettrizza, certo. C’è una copertina che si apre, delle pagine che si sfogliano e che s’inumidiscono sotto i polpastrelli, e c’è quel buon profumo di libro che si diffonde nell’aria, come una fine polvere magica, che ti ricorda ogni singola volta in cui ti sei nascosta ad inspirarne un po’ per sognare, per volare nella tua personale Isola Che Non C’è. Però è importante sapere che un romanzo è sostanza, più di ogni altra cosa, e che la sostanza, che sia stampata su carta o sdraiata dietro uno schermo, non cambia. Non si tratta di scegliere cosa sia meglio o cosa sia peggio, ma di ampliare e potenziare l’esperienza di lettura, superando magari certi preconcetti e guadagnando maggior libertà, sia in quanto lettore e sia in quanto scrittore. Il libro-oggetto non è che un veicolo, tanto quanto l’autore, tanto quanto la casa editrice. La vera protagonista è e dev’essere sempre la storia.

LFdM: Come abbiamo già detto il romanzo, per il momento, si compone di due volumi. A quando la pubblicazione della terza parte?
A.: Ancora ignoto e non pervenuto, ma posso dire che l’ho già inviata alla casa editrice e che sto continuando a lavorarci per dare al tutto una degna conclusione.

LFdM: Hai in mente altri progetti oltre alla pubblicazione della terza parte del tuo romanzo? Cosa ci possiamo aspettare da Angelica prossimamente?
A.: Sì, a dir la verità sto tentando di sviluppare e portare avanti qualche altra idea, tempo permettendo. Lavorare su più piani e intrecci non è facile, soprattutto quando l’adrenalina e l’ebbrezza della novità surclassano ciò che hai cominciato e che devi portare a termine. Ma anche questa situazione è una sfida che chi racconta storie, chi dipinge affreschi con le parole, deve saper raccogliere, senza indugi o paura. La lista di ciò che vorrei scrivere e regalare è lunga, talmente lunga che mi viene in mente un pensiero brutalmente vero di Coelho: “L’essere umano deve sempre affrontare due grandi problemi: il primo è sapere quando cominciare; il secondo è capire quando fermarsi”. Ecco, io temo di non possedere il senso della fine, il che, sotto certi punti di vista, potrebbe essere molto rassicurante.

LFdM: Per concludere, hai qualche consiglio da dare a chi, proprio come te, vuole provare a pubblicare un romanzo ma che, magari, non ha il coraggio di buttarsi perché spaventato dalle critiche o frenato dalla paura di non farcela?
A.: Non so se sono davvero nella posizione di poter consigliare qualcosa a qualcuno, non ho alcun merito se non quello d’aver protetto un sogno e d’aver combattuto con le unghie con i denti per cominciare a realizzarlo. Ma, appunto, sono solo all’inizio. Anch’io, ogni tanto, manco di coraggio, temo le critiche e i fallimenti, o m’impigrisco, lasciando che il bianco del foglio inghiotta le mie idee. Ciò che posso condividere con molto piacere, dunque, è la strategia che adotto per superare tutto ciò e perseguire gli obiettivi che, quotidianamente, mi prefisso. Lavorare, lavorare, lavorare. Sui difetti, sui pregi, sulla propria caparbietà e la propria perseveranza, preservando la gioia e la felicità nel comporre storie e nell’immaginare che delle persone, prima o dopo, possano leggerle. La volontà è un’arma micidiale. Si mangia la paura, il dubbio, la paresi dei pensieri, la fredda razionalità, e ci trasforma in guerrieri. Ed è di guerrieri che hanno bisogno i sogni per trasformarsi in una bellissima realtà.

Ti ringrazio moltissimo per questa intervista e ti faccio un grande in bocca al lupo per la tua carriera da scrittrice. Noi di Les Fleurs du Mal Books ti terremo d'occhio, lo sai vero? Quindi non ti azzardare a smettere di scrivere!

Dora per Les Fleurs du Mal

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