domenica 15 marzo 2015

Racconti Scritti Nel Ghiaccio

Ebbene sì, chi non muore si rivede. Effettivamente è passato molto tempo dall'ultimo aggiornamento fatto qui, nella sezione dei libri di Les Fleurs du Mal, ma è stata un'assenza calcolata e ponderata: di libri da leggere ce ne sono tanti, tutti hanno bisogno di uno spazio e queste settimane di silenzio sono servite anche a dare a tutti loro il giusto modo per esprimersi e per parlarmi delle storie rinchiuse tra le loro pagine. Ho latitato, è vero, ma l'ho fatto per leggere molto e per raccogliere quante più impressioni letterarie possibili da poter condividere con tutti quanti voi, lettori accaniti quanto me.
Cominciamo oggi con ben due raccolte di racconti ispirati a miti e leggende del grande Nord. Vi ricordate quando vi ho detto che, a casa mia, Natale è un modo per regalare e farsi regalare tanti bei libri succulenti e ricchi di fascino? Bene. Anche questa volta è successo esattamente questo: il mio dicembre è stato costellato da magnifici regali, tutti legati alla letteratura.
Grandi protagonisti delle mie letture invernali sono stati questi due volumetti, editi Iperborea, che mi hanno accompagnato durante i miei lunghi viaggi in treno verso Milano, rendendo l'atmosfera piacevole e rilassata, sicuramente molto "nordica".
La prima raccolta è quella delle Fiabe Lapponi, un'antologia che affonda le sue radici nelle più remote credenze popolari di una terra fredda, ammantata di neve, dove la natura e perfino la magia sono elementi fondamentali per quello che non è altro che un quotidiano reso unico e fantasioso proprio attraverso quella componente fiabesca che è alla base di ogni racconto.
Veniamo trasportati senza fatica nei freddi scenari norvegesi, combattiamo contro demoni e spiriti, restiamo attoniti davanti alla potenza della natura e il nostro cuore manca un battito tutte le volte che, appena prima di quel fatidico punto che sancisce la fine di un racconto, ci rendiamo conto che ogni fiaba riserva a tutti noi un monito, una raccomandazione.
Non aspettatevi principi e principesse che cavalcano verso l'orizzonte tinto dell'arancione di bel tramonto. Non pensiate che ci sia sempre il lieto fine. Non commettete l'errore di credere che, perché si sta parlando di fiabe, non ci sia un messaggio più profondo e mirato scritto neanche troppo velatamente nel sottotesto dei racconti.
Le Fiabe Lapponi incitano e spronano, condannano e ammoniscono, a volte perfino molto severamente. Non sono racconti per bambini o, forse, sono anche questo, ma non soltanto. 
Ci sono duri colpi di scena, verità perfino scomode, sensazioni disparate che molto spesso lasciano l'amaro in bocca, che non assolvono nessuno, di certo non l'eroe dal comportamento avventato.
Sono favole con una morale solida e forte, proprio come quegli uomini forgiati nel gelido inverno del Nord, cavalieri e condottieri di un antico passato che torna ad essere vivo, turbinando in quei fiocchi di neve gelata che sembra essere reale tanto quanto le pagine di questo libro che si sfoglia tutto d'un fiato.
Sulla stessa scia si snodano i racconti del secondo libretto targato Iperborea, La Leggenda della Rosa di Natale, firmato da Selma Lagerlöf, un nome che non dovrebbe essere ignoto dato che è stata proprio lei ad essere insignita del Nobel per la Letteratura nel 1909. La prima donna a ricevere un premio così importante.
Anche in questo caso ripercorriamo la storia e la tradizione dei paesi nordici attraverso questi racconti, tutti particolari, tutti ugualmente intensi, ognuno dei quali non si limita solamente a descrivere un paesaggio invernale, ma racchiude la vera essenza di un popolo che, ancora oggi, riecheggia nei gesti e nella personalità di intere nazioni.
Anche qui bisogna scordarsi la fatidica frase che chiude ogni favola, non troverete sicuramente un bel "vissero felici e contenti" una volta terminata ogni storia. 
Quello che viene proposto non è solo un racconto, bensì un'indagine dell'animo umano che si può intravedere in un gesto, in una reazione, in una frase o anche solo in un'atmosfera che è proprio l'autrice a riuscire a rendere vive, pulsanti, così reali da far sembrare ogni personaggio l'estensione di se stessi.
Il racconto di più bello della raccolta è proprio quello di cui essa porta il nome, una fiaba a metà strada tra la dolcezza e la malinconia che forse appartengono proprio a questi paesi e che non sempre può essere capita se non si è mai provato a vivere in un freddo tanto profondo, in un buio tanto oscuro.
E di buio e di oscurità ce n'è molto in questi racconti, ma c'è anche la luce di una fiammella accesa, la stessa che guida le anime erranti nella bufera, ricordandoci che non siamo mai da soli.
Sono state entrambe letture piacevoli e sicuramente molto intense e particolari, diverse e inaspettate da quello che pensavo di trovare basandomi solo ed unicamente sulla sinossi in quarta di copertina.
E mentre la primavera è ormai alle porte, lasciatevi tentare dall'ultimo soffio di aria invernale capace di spirare tra le pagine di questi racconti fatti di ghiaccio e neve.


Dora