giovedì 3 luglio 2014

Di Carne e di Carta

Recensione del romanzo di Mirya

a cura di Dora


Passione per la carta o pochezza della carne? A volte è davvero difficile scegliere se abbandonarsi a qualcosa che sai non può farti soffrire, piuttosto che buttarsi a capofitto in qualcosa dall'esito incerto. 
Cosa succede quando bisogna dare un senso di carta ad un uomo di carne? È questo il dilemma di Chiara, una dottoranda dell'università di Ferrara in procinto di discutere la sua tesi riguardante Dante. O meglio di redigere, dato che la sua relatrice, a causa di un imprevisto, è costretta a lasciarla nelle mani di un assistente.
No. Non di un assistente, ma l'assistente: Leonardo Villani, tanto colto quanto antipatico, un vero prodigio nel mondo accademico, ma proprio per questo altezzoso e sfuggente, oltre che con un approccio agli studi ben diverso da quello della ragazza.
Ma allora perché Chiara inizia a sentire per lui quegli stessi sentimenti che ha sempre provato per i suoi adorati uomini di carta?
Tra Leonardo, l'uomo di carne, e Dante, l'uomo di carta, il passo è decisamente grande (oltre che traumatico) e la differenza si sente...eppure la vera differenza sta nel capire quale dei due valga davvero la pena essere vissuto fino in fondo perché l'amore, quello di carta, nulla può contro quello di carne, anche se questo può far male.
E allora cosa succede quando tutte le regole dell'amore saltano? Come si fa a far quadrare il cerchio quando una cosa tonda difficilmente può avere delle quadrature, anche minime?
Questo è quello che dovrà scoprire Chiara, ma non solo lei. Anche Leonardo dovrà imparare che può esistere un compromesso tra la carne e la carta, ammesso che entrambi siano disposti a tentare di trovarlo.
"Di Carne e di Carta" è un romanzo di Mirya che, attraverso le sue parole ed il suo tratteggiare in modo delicato e semplice, ma mai banale, i caratteri di due personaggi tanto diversi quanto spettacolari, riesce a raccontare una storia davvero molto dolce, toccante, dai risvolti sicuramente rosa, ma non per questo scontati. È il racconto di due persone che si incontrano in un modo quasi comune, che arrivano perfino ad odiarsi come spesso accade tra chi è così profondamente diverso pur essendo dannatamente uguale, ma che per questo non possono fare a meno l'uno dell'altra, anche se potrebbe essere pericoloso spingersi oltre un confine imposto da rigide regole dettate dalla carta e dalla carne.
Perché il lieto fine non è per tutti.
Bisogna volerlo.
Ma non è detto che questo basti e per scoprirlo, proprio come nelle migliori storie di carta, bisogna arrivare fino all'ultima pagina.


Chiedo a Mirya di raccontarmi un po' di lei, sono una persona curiosa, io! Ma anche molto “professionale”: voglio fare bella figura con voi, cari lettori del blog, non posso certo non introdurre un'autrice, che ne dite? Purtroppo però, a seguito di una minaccia di morte, credo che sorvolerò sulla questione: come mi fanno giustamente notare, in prigione non c'è molto da leggere e io ho a cuore la mia vita...alla fine si tratta sempre di compromessi, giusto?!
Eppure qualcosa di Mirya posso raccontarvela e lo faccio con le sue parole. Le ho fatto qualche domanda per conoscerla meglio e per farla conoscere anche a chi si appresta a leggere queste righe: forse sarà una spia russa, magari perfino un agente segreto al servizio della regina (con tanto di doppio zero), ma di certo l'impressione su di lei non cambia: è davvero molto simpatica, lo si capisce da quello che ha scritto nel suo romanzo, ma anche dalla nostra breve conversazione.

D: Per prima cosa vorrei chiederti come è nato "Di Carne e di Carta"? E' una di quelle storie che hanno alla base una lunga e lenta pianificazione, oppure hai avuto l'ispirazione quasi come se fosse un colpo di fulmine? Credo molto nell'esistenza delle storie che, in qualche modo, scalpitano nella testa di uno scrittore per poter trovare la luce, che nascono ancora prima che ci si renda conto di aver iniziato davvero a scriverle...la tua a che categoria appartiene? 
R:  “Di carne e di carta” è nato in risposta ad una domanda: ero in grado di scrivere una storia d’amore senza i miei soliti giri cervellotici? La risposta è stata no, ovviamente, e così è nata questa storia; in genere tutto mi nasce sempre o con una scena, o con un personaggio, o con una tesi; in questo caso è nato dalla tesi che volevo dimostrare, la polemica contro gli uomini stronzi a cui si perdona tutto perché hanno avuto un’infanzia difficile. Hai avuto un’infanzia difficile? Benvenuto nel mondo di tutti gli esseri umani, ora per favore cresci oppure esci senza sbattere la porta. Ed ecco Leonardo, che ha avuto un’infanzia facilissima, ed è stronzo comunque, e deve crescere o uscire dalla vita di Chiara. Da questa tesi viene anche il corollario: certi ideali si cementificano nella nostra testa e ci precludono molte strade. La vita per me non è fatta di certezze ma di possibilità: è quando sei sicuro di qualcosa, che il mondo ti scarica addosso un camion di letame. E tu diventi uno stercorario. 

D: Da quanto tempo scrivi. Nelle note al libro ho visto che sei iscritta a efp (mi raccomando lettori, non perdetevi nemmeno una pagina del romanzo ndr), quindi presumo che la tua passione sia qualcosa che affonda le sue radici nel tempo e il tuo modo di scrivere non fa che confermare questa sensazione. Hai qualche aneddoto particolare da raccontarmi che, magari, può definirti come scrittrice o anche solo come una "creatrice di storie"? 
R: Ho iniziato a scrivere quando ho imparato a leggere, più o meno intorno ai cinque anni: capolavori letterari, come puoi immaginare. L’unico aneddoto che mi viene in mente è la prima parola che ho letto: era la marca su una bottiglia di birra. Credo che questo la dica lunga su come poi sarei cresciuta. 

D: Come sei arrivata a dire "bene, ora lo pubblico"? Immagino che arrivi un momento per ogni scrittore di chiedersi che futuro dare alle proprie storie. Farle leggere al mondo intero o tenere per sé qualcosa che ti possa mettere a nudo inesorabilmente, questo è il dilemma (perchè, bene o male, qualsiasi storia anche quella che meno sembra appartenere alla nostra vita di tutti i giorni, alla fine, ci definisce un po' come persone). Tu che tipo di autrice sei? Una che non ha paura di buttarsi o una che, invece, ha pensato e ripensato alla pubblicazione prima di fare il grande passo? E come vivi la pubblicazione e i vari commenti di chi apprezza o meno ciò che hai scritto? 
R: “Di carne e di carta” è su efp da quattro anni, e siccome l’avevo scritta per quel sito, con le scansioni che richiede una pubblicazione a puntate, non pensavo ne avrei mai fatto un libro. Io sto lavorando ad altro, ma siccome il tempo per scrivere è sempre limitato quando hai un lavoro e una famiglia e mi rendevo conto che i miei lettori affezionati volevano avere qualcosa, mio marito ha avuto l’idea di provare intanto a rivedere e pubblicare “Di carne e di carta”, anche per impratichirmi con la creazione di un ebook e il funzionamento di Amazon – all’inizio ho fatto un pasticcio dietro l’altro, infatti. Non mi aspettavo che la leggessero in tanti, né di arrivare fuori dal pubblico di efp, e ne sono stata stupefatta e deliziata. Sono meno stupefatta e deliziata dal marito, che da allora mi rinfaccia ogni giorno che l’idea è stata sua – e lo farà fino alla fine dei tempi. Io sono una persona che ha sempre trovato le paure limitanti e snervanti, perciò me ne sono liberata il più in fretta possibile: al momento mi resta la paura dei clown e delle bambole di porcellana. I clown di porcellana poi sono strumenti del diavolo. La pubblicazione è stata, per citare “L’alchimista” di Paulo Coelho che sto proprio leggendo, la realizzazione della mia Leggenda Personale, il mio sogno: non diventare ricca o famosa, ma solo raccontare le mie storie a qualcuno che le ascoltasse. Di fronte alle recensioni positive sono grata, incredula e felicissima; di fronte a quelle negative sono tranquillissima, perché non si può piacere a tutti né mi aspettavo di piacere a tanti. Se nelle recensioni negative ci sono osservazioni che trovo sensate, ci rifletto su; se ci trovo offese, ci rido su. In genere comunque rido e rifletto insieme, sempre a causa della prima parola letta sulla bottiglia di birra. 

Per sapere di più sul mondo di carne e di carta di Mirya, potete seguirla a questi link:

Per acquistare il suo romanzo in versione elettronica:

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